Anche in Italia le “cene condivise”
22 ottobre 2015Social Eating e Home Restaurant, cosa sono e cosa significano
Con la crisi finanziaria internazionale, l’idea della condivisione di beni e di servizi (dalla bicicletta alla baby sitter, da un libro alla spesa al supermercato) ha fatto capolino anche in Italia, dove recentemente si sente parlare anche di “cene condivise”. Ma l’argomento è più complesso di quel che si pensa e la differenza tra forme di condivisione “spontanee” e realtà commerciali che cercano di scavalcare le regole è sostanziale. Il caso, balzato alla cronaca in questi giorni, è quello dei controlli effettuati dai Nas (Nucleo anti sofisticazione e sanità dei Carabinieri) negli Home Restaurant di alcune città d’Italia. Gli addetti ai lavori chiedono il rispetto delle regole, mentre i siti di Social Eating ribadiscono la loro posizione.
Cos’è il Social Eating? Significa mettersi a tavola e gustare nuove ricette e piatti tipici preparati da cuochi dilettanti, che organizzano pranzi e cene a casa loro o in altri luoghi, facendo pagare ai commensali solo la spesa o poco più. Sotto l’aspetto del risparmio, la novità è molto interessante. Lo è ancora di più se si considera anche la possibilità di fare nuove conoscenze. Il tutto avviene con la complicità del web: sono numerosi, infatti, i siti nati con la funzione di mettere in contatto l’ospite e l’ospitante. Ma non è tutto oro quello che luccica. Gli Home Restaurant sono realtà commerciali che organizzano eventi con regolarità e si basano su rendiconto economico. Proprio queste realtà sono state oggetto di verifiche e controlli da parte dei NAS che hanno registrato irregolarità nella somministrazione del cibo e nei giorni di apertura al pubblico delle strutture.
Esperimenti di questo tipo nascono sicuramente per andare contro questo periodo di crisi economica, rispettando il luogo comunque che vuole un pranzo in casa tanto economico quanto genuino, ma attenzione: la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ribadisce l’importanza del rispetto delle regole da parte di tutti gli operatori del settore, precisando che i Nas hanno operato soprattutto a tutela della salute dei cittadini da attività, come quelle degli Home Restaurant, che la mettono in pericolo poiché svolte senza alcuna preparazione professionale, senza alcun controllo preventivo da parte dell’autorità sanitaria e in condizioni di assoluta precarietà.
Emeri Pecile
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