Il lato oscuro della gig-economy, il nuovo precariato
04 maggio 2017Il mondo dell’economia della condivisione ha aperto le porte alla gig economy, condensata nell’espressione italiana lavoro a richiesta (gig è un termine che deriva dall’inglese americano informale che descrive un compito occasionale/temporaneo ).
Le parole chiave della gig economy sono: flessibilità, varietà e passione. Il lavoratore ha la massima flessibilità nella scelta dei suoi tempi e dei suoi piani di lavoro e di vita, può anche scegliere di iniziare diversi progetti non essendo più vincolato ad un orario di lavoro, può sperimentare diverse carriere, che possono portare ad interazioni con diversi tipi di clientela. Il motore della gig economy è proprio l’enfasi sulla libertà di scelta; il messaggio martellante rivolto a questi nuovi lavoratori è quello di forgiare il lavoro sulla base delle loro passioni ed interessi, di reinventare il lavoro e farlo uscire da schemi preimpostati.
Il risvolto della medaglia è la costante incertezza in cui vivono questi lavoratori. Non fruiscono di uno stipendio regolare e potrebbero incappare in periodi in cui non vengono loro offerti lavori remunerativi. Non hanno alcuna reale stabilità nell’orario di lavoro perchè questo deve essere portato a termine nei tempi e nei modi stabiliti. Tutele per la maternità, assistenza sanitaria e straordinari sono del tutto assenti.
Un’altra problematica riguarda i confini tra lavoro autonomo (in cui dovrebbe rientrare la gig economy) e quello subordinato. Di recente alcuni lavoratori americani hanno citato in giudizio la Deliveroo, che si occupa della consegna di cibi a domicilio, ottenendo il riconoscimento della qualifica di lavoratori dipendenti. L‘azienda li aveva inquadrati come lavoratori autonomi che prestavano il loro lavoro all’azienda nonostante fossero pagati a tariffa fissa e valutati in base alle prestazioni fornite. Lo stesso riconoscimento è accaduta a Londra dove un tribunale ha riconosciuto agli autisti di Uber di non essere freelance, ma dipendenti a tutti gli effetti.
La massima flessibilità per le aziende riduce al minimo i costi di gestione essendo la stessa gestita tramite piattaforme on-line ed app dedicate; la stessa flessibilità comporta per i lavoratori, in assenza di diritti e tutele codificati, l’interrogativo sui connotati che assumerà il lavoro in futuro. Per la Federconsumatori è fondamentale tutelare questi lavoratori ed i nostri legislatori devono intervenire a tal fine.
Eufemia Acunto
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