Greenpeace, il consumismo e la giornata del non acquisto (Buy Nothing Day)
30 novembre 2016Il Black Friday, la giornata, anzi il fine settimana (dal 25 al 27 novembre 2016) delle grandi promozioni e degli acquisti a prezzi scontati, è terminato, con non poche polemiche. Da una parte i consumatori hanno avuto la possibilità di risparmiare negli acquisti, dall’altra ha sicuramente indotto a una sorta di corsa all’acquisto, spingendo a comprare a volte, anche oggetti non proprio necessari. Detto questo, è interessante sapere che esiste anche la meno nota giornata del non acquisto (Buy Nothing Day). Si tratta di un evento proposto di anno in anno ai consumatori di tutto il mondo e quest’anno coincideva proprio con il primo dei tre giorni dedicati ai super sconti prenatalizi, cioè venerdì 25 novembre.
L’idea è passare un giorno intero senza comprare nulla, dimostrando così di non essere del tutto schiavi del consumismo. È una giornata per riflettere sulle abitudini di consumo e sulla possibilità di fare acquisti in maniera più ragionata sviluppando una maggiore coscienza critica, nel rispetto dell’ambiente e dei popoli meno fortunati.
Nel giorno del Buy Nothing Day è uscita una ricerca effettuata da Greenpeace Germania, che fa dichiarazioni da non sottovalutare, soprattutto nell’ambito degli acquisti riguardanti l’abbigliamento e in particolare quello low cost, cioè a basso prezzo. “L’impatto ambientale della produzione di abbigliamento è legato a fattori quali le sostanze chimiche usate dall’industria tessile che inquinano fiumi e oceani e le elevate quantità di pesticidi impiegati nelle piantagioni di cotone che contaminano le terre agricole o le sottraggono alla produzione di alimenti. Uno dei costi maggiori per il pianeta – aggiunge Greenpeace – viene dal crescente uso di fibre sintetiche: il poliestere, in particolare, emette quasi tre volte più CO2 nel suo ciclo di vita rispetto al cotone. Presente già nel 60% dell’abbigliamento, questo materiale può impiegare decenni a degradarsi e contaminare l’ambiente marino sotto forma di microfibre in plastica”.
“Difficile resistere alla tentazione di un buon affare, ma l’offerta di prodotti a basso costo fa sì che consumiamo e produciamo rifiuti a un ritmo più elevato di quello che il nostro pianeta può sostenere”, afferma Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace. “Le aziende dell’abbigliamento devono ripensare questo modello di consumo usa e getta e produrre capi che durino più a lungo e che siano riparabili e riutilizzabili”.
Forse noi consumatori prima di effettuare il nostro prossimo acquisto, di abbigliamento e non, dovremmo chiederci: ne ho realmente bisogno?
L’effettivo bisogno di acquistare, e l’esigenza di virare invece verso un consumo più ragionato, è dunque alla base dell’iniziativa Buy Nothing Day. E per ricordare ai consumatori quanto spesso quello che si compra diventi inutile o finisca nella spazzatura.
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