Scelte consapevoli del consumatore nella Grande Distribuzione Organizzata
22 novembre 2016Oxfam, una delle più importanti confederazioni internazionali nel mondo specializzata nell’aiuto umanitario e nei progetti di sviluppo, ha promosso un’indagine sulla grande distribuzione organizzata (GDO). Ciò che ne emerge è l’allarmante concentrazione dei marchi dell’alimentazione nelle mani di 10 multinazionali. Le “10 sorelle del cibo”, tra cui Nestlé, Coca-cola, Danone , Unilever, hanno un fatturato annuo complessivo pari a 450 miliardi di dollari, con 7.000 miliardi di capitalizzazione; all’incirca l’equivalente della somma dei PIL dei paesi sottosviluppati. Al contrario, il mercato alimentare italiano è meno volto all’industrializzazione, le uniche grandi aziende alimentari, che comunque non raggiungono i fatturati delle 10 sorelle, sono la Ferrero, la Amadori, la Parmalat e la Lavazza. Le multinazionali hanno monopolizzato il mercato mondiale dell’alimentazione e, forti del loro peso, possono decidere il prezzo delle materie prime e della vendita al dettaglio del prodotto finito avendo come unico parametro la massimizzazione del profitto. La loro politica tuttavia, comporta un altissimo rischio ambientale per la standardizzazione delle colture (vengono prodotte quelle che rendono di più e non quelle più adatte al territorio) e un conseguente impoverimento del suolo. Inoltre, questa politica alimentare non garantisce la tutela dei lavoratori nel settore primario, che spesso vengono retribuiti talmente poco che soffrono letteralmente la fame.
Oxfam chiama a raccolta tutti i consumatori, affinché siano più consapevoli dei prodotti che consumano, e lancia la campagna “scopri il marchio”, attraverso cui è facile risalire alla compagnia d’origine del prodotto, al modo in cui questa tratta i lavoratori della sua filiera, al modo in cui tutela l’ambiente. Oxfam e anche Federconsumatori sanno che un cittadino più consapevole e informato è un cittadino più attento alla salute e al prodotto, in un’ottica di difesa e promozione degli interessi dei più deboli e a una responsabilizzazione in chiave etica delle imprese agro-alimentari multinazionali.
Eufemia Acunto
1 Commento
claudio
22 novembre 2016 at 12:55Bellissima iniziativa. Complimenti.
Si prega però di correggere l’orrore ‘standardizzazione delle culture’ in ‘ colture’
Cari saluti