Premio per l’economia 2016 a Hart e Holmström per il contributo alla teoria dei contratti – Performance, retribuzione e responsabilità sociale d’impresa

21 ottobre 2016

Sono stati annunciati il 10 ottobre 2016 i vincitori del premio per le scienze economiche in memoria di Alfred Nobel. L’Accademia reale delle scienze di Svezia ha deciso di premiare il britannico Oliver Hart dell’Università di Harvard e il finlandese Bengt Holmström del MIT per il loro contributo alla teoria dei contratti.
Le economie moderne sono caratterizzate da una grande varietà di contratti e gli studi di Hart e Holmström, in particolare, hanno consentito di comprendere come funzionano i contratti della vita quotidiana e delle istituzioni; visti in conflitti di interesse tra i soggetti, i contratti devono essere conclusi in modo adeguato al fine di garantire che le parti prendano decisioni reciprocamente vantaggiose e responsabili. I due economisti hanno sviluppato una teoria dei contratti, ossia un quadro completo per l’analisi di molte questioni contrattuali, come le retribuzioni legate ai risultati per i top manager, le franchigie e le quote a carico dell’assicurato nei contratti con le compagnie di assicurazione, e la privatizzazione di attività statali.
Holmström, in particolare, ha dimostrato che se esistono determinate misure collegate alla performance che rivelano informazioni aggiuntive sul livello di sforzo dell’agente, allora è ottimale includere queste variabili nel contratto, stabilendo che la remunerazione dell’agente dipenda anche dal loro valore. Il contratto, quindi, deve collegare lo stipendio alle informazioni rilevanti per definire la sua performance, valutando rischi e incentivi.
L’economista finlandese ha valutato i risultati prendendo in considerazione ad esempio anche la possibilità che gli impiegati possano essere premiati con promozioni e che alcuni membri di un team possano sfruttare il lavoro degli altri senza averne merito. Per i contratti tra manager e azionisti, per esempio, la performance è generalmente misurata mediante il valore delle quotazioni azionarie dell’impresa, mentre un’ ulteriore informazione utile per stabilire la remunerazione del manager può essere costituita dai profitti contabili realizzati. Possono essere utilizzati come misure della performance dell’agente il giudizio di un superiore o le eventuali lamentele dei clienti relativamente al trattamento ricevuto.
A tal proposito non si può dunque non far riferimento alla cosiddetta responsabilità sociale d’impresa: un codice generale di comportamento, ricco di richiami all’etica; un insieme di principi specifici circa il modo di trattare correttamente, oltre agli azionisti, tutti coloro che per vari motivi sono interessati all’attività di impresa, perché in essa “tengono una posta in gioco”. L’assunzione di responsabilità sociale non è un elemento che si aggiunge ma è parte strutturale della vita dell’impresa che nel realizzare i suoi obiettivi produttivi inevitabilmente esercita un influsso su una molteplicità di soggetti, creando (o distruggendo) valore per ciascuno di essi. Socialmente responsabili sono allora quegli esponenti del management che si sentono chiamati a fare della crescente soddisfazione delle attese socio-ambientali una parte integrante della strategia aziendale, adatta alla crescita dell’impresa.
Facendo riferimento al settore bancario, l’ABI ha affermato che “le banche oggi dedicano attenzione alla responsabilità sociale d’impresa. Intraprendere un percorso simile è per la banca un’opportunità per migliorare il governo dei rischi, ascoltare le esigenze dei propri interlocutori, rendere esplicite le implicazioni che il ruolo di intermediazione di denaro ha sulla società ed aumentare al massimo la creazione di un valore condiviso. L’integrazione della responsabilità sociale d’impresa deve essere sostanziale, fare parte di strategie, processi, operazioni, delle relazioni quotidiane con gli interlocutori. Se la sostenibilità entra in questi ambiti, allora può efficacemente contribuire alla tenuta del tessuto economico e sociale, favorire la fiducia nel mercato e l’accelerazione della ripresa della crisi”.
La sfiducia nelle banche e nel loro operato negli ultimi anni è stata alimentata dai tantissimi casi di risparmio tradito o somali registrate nei contratti di erogazione del credito che hanno determinato sempre vantaggi per le banche a danno dei clienti.  Da ultimo ricordiamo i casi che stanno laceranti il nord est dell’Italia e dunque Veneto banca e Banca popolare di Vicenza; credendo nella vera “mission” delle banche popolari, e dunque quella di dare credito e respiro all’economia del territorio nel quale si trovano ad operare, migliaia di risparmiatori hanno impiegato, anche considerando le rassicurazioni sulla solidità della banca e sulla bontà dei titoli, gran parte del loro patrimonio, se non tutto, in azioni o in obbligazioni poi convertite in azioni delle banche popolari predette. Azioni che venivano vendute ai risparmiatori su sollecitazione della banca magari anche a fronte della concessione di una linea di credito oppure a fronte di un rapporto di impiego con la banca stessa. Nonostante questa situazione però, leggendo i bilanci, i compensi per gli amministratori risultano aumentati negli anni a fronte di una passività che fa riflettere sulla politica di questi istituti di credito. La situazione in cui ci si trova oggi infatti non può che essere il frutto di una gestione non in linea con gli obbiettivi di tali istituti nonché di una raccolta del risparmio e dunque di nuovi azionisti effettuata in maniera poco trasparente e poco attenta ai profili di rischio e alle competenze e conoscenze in materia finanziaria dei clienti.

Prendendo anche in considerazione i principi posti alla base della responsabilità sociale d’impresa, Federconsumatori è in prima linea per la tutela degli associati nonché clienti delle Banche popolari che incolpevolmente si trovano coinvolti da queste assurde vicende. Regolamentazioni contrattuali dei manager più legate alla responsabilità sociale non  possono che essere il primo passo verso un sistema finanziario più etico.