Istat: rallenta la crescita dell’economia (non è tutta colpa della Brexit) ma c’è anche qualche segnale positivo

14 luglio 2016

Frena ancora la crescita dell’economia italiana. A dirlo è l’Istat (istituto nazionale di statistica) che non ha ancora accertato gli effetti negativi della Brexit: “In assenza di una quantificazione dei possibili effetti economici dell’esito del referendum del Regno Unito, l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha evidenziato un’ulteriore decelerazione, proseguendo la tendenza in atto da inizio anno”.Il risultato del referendum britannico però ha sicuramente aumentato l’incertezza sulle prospettive economiche dell’eurozona.“Mentre gli effetti di breve periodo, riferiti prevalentemente al commercio estero, dovrebbero essere contenuti e limitati al quarto trimestre, gli effetti di medio periodo saranno condizionati dalla natura dei futuri accordi tra il Regno Unito e la Ue”. Lo sottolinea sempre l’Istat nel suo out look (indicazione delle prospettive future) sull’euro zona.

L’Istat conferma le stime preliminari: l’Italia resta in deflazione, anche se c’è un lieve miglioramento dell’andamento dei prezzi. A maggio, infatti, l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato un aumento dello 0,3% su base mensile e una diminuzione su base annua del -0,3%, in lieve recupero dunque dal -0,5% di aprile.
Il ridimensionamento della flessione su base annua dell’indice generale “è principalmente da attribuire all’inversione di tendenza dei prezzi dei Tabacchi (+2,0%, da -0,3% del mese precedente) e degli Alimentari non lavorati (+0,4%, da -0,5% del mese precedente)”, spiegano gli statistici. Se restano invece spinte dei prezzi al ribasso, quindi “dinamiche deflazionistiche”, si deve in gran parte ai “forti cali dei prezzi dei Beni energetici (-8,4% rispetto a maggio 2015), al netto dei quali l’inflazione è pari a +0,5% (era +0,4% ad aprile)”.

Secondo le stime fatte dall’istituto, in questo quadro, il Pil dell’area euro è previsto in crescita dello 0,3%, nel secondo trimestre di quest’anno, e poi dello 0,4% e dello 0,3% nel terzo e quarto. La crescita media attesa per il 2016 è stimata all’1,6%. I consumi risulterebbero la componente di maggior supporto all’espansione, grazie al miglioramento del mercato del lavoro e al basso livello dei prezzi. Gli investimenti accelererebbero nel corso del 2016 sostenuti da condizioni finanziarie ancora più favorevoli. Segnali positivi sono quelli registrati nelle costruzioni e nelle imprese, oltre che nell’occupazione, che risulta in moderato aumento. I segnali meno favorevoli, invece, “provengono dai consumi, dal clima di fiducia delle famiglie e dalle imprese dei servizi”.
Già nel mese di maggio l’istituto di statistica aveva rivisto al ribasso le sue stime sul Pil del 2016: +1,1% contro il +1,4% della stima precedente e contro il +1,2% che rappresenta l’obiettivo di crescita prefissato dal Governo.